Quando si parla della crisi economica i principali argomenti sono rappresentati da dati statistici e dagli andamenti di borsa, dai rischi di “default” e dall’indebitamento di stati e di finanziarie, quindi da una serie di fatti; ma tutto questo non è che la punta dell’iceberg, infatti non dobbiamo dimenticare che alla base di tanti “fatti” ci sono le persone che questi fatti li compiono, delle persone che hanno una testa pensante, che hanno un’anima psicologica; ed è questo il punto dove il dato economico e quello psicologico si intrecciano.
Prima di arrivare al punto cruciale della psicopatologia e dell’abuso di sostanze negli ambienti della finanza e della politica, una prima riflessione vuole essere sull’origine della crisi che attanaglia l’Europa; una delle principali cause è stata rappresentata dai crack di alcune grandi finanziarie d’oltreoceano il cui crollo è stato causato dall’eccessiva esposizione in transazioni finanziarie troppo poco sicure e dal conseguente livello di indebitamento.
Questo fatto ci permette di estrapolare un primo dato di valore psicologico: chi ha attivato e portato avanti coscientemente questo processo è stato incapace di far valere il senso del limite; questo può dirci che la tendenza è quella di raggiungere il massimo profitto nel breve termine, al di là di ogni regola stabilita e senza pensare alle conseguenze. Alla base di questi eventi disastrosi c’è una mentalità che dà valore solo al successo immediato ed al potere; altrimenti non ci si spiegherebbe come queste persone non si siano rese conto che stavano correndo incontro alla loro autodistruzione e alla distruzione degli investimenti dei risparmiatori (che poi sono finiti sul lastrico) oltre che verso una crisi che ha provocato un aumento di patologie psicologiche nella gente (vedi art. “La crisi e i suoi psico-derivati”).
In conclusione si potrebbe dire che il disturbo di cui soffrono alcune delle persone che lavorano nella finanza, ma anche nella politica, sia legato alla difficoltà di rispettare gli altri, di provare empatia per il prossimo; viene da sé che da qui al rompere il legame di solidarietà con la società e con le leggi della collettività (quelle leggi che sono nate appunto per garantire la stabilità e la sicurezza degli uomini ) il passo è davvero molto breve. La conseguenza è che non vengono rispettati gli altri come persone ma li si vede solo come semplici strumenti al fine di realizzare i propri scopi e le proprie ambizioni di potere; l’Ego si espande illimitatamente avendo perso i confini rappresentati dagli altri (spogliati ormai del proprio valore) fino a giganteggiare solo ed onnipotente.
Questo tipo di personalità porta però con se anche un ulteriore aspetto, quello che potrebbe essere definito il rovescio della medaglia: l’autodistruttività, quella che appunto si è vista in opera agli albori della crisi finanziaria.
Nessuna persona è tanto sciocca da non riuscire ad accorgersi, anche se in modo parzialmente inconscio, che tutta l’onnipotenza ed il potere che sta accumulando non sono altro che illusioni causate dal fatto che si legge il mondo solo attraverso il proprio “totalizzante” sguardo; in altri termini queste persone non sono psicotiche, hanno comunque integra la capacità di riconoscere il principio di realtà, la concretezza di ciò che accade, e che quindi l’espansione del loro Io, del loro potere, non corrispondono ad un reale aumento di valore della loro personalità, della loro interiorità.
Semplicemente però continuano a mentire a sé stessi fino a raggiungere un tracollo che porta dietro di sé anche le altre persone legate alle loro attività in quello che Risè definisce un “suicidio sociale”; queste persone nel loro delirio di forza e realizzazione non possono in alcun modo riconoscere la loro situazione di reale vuoto e assenza di valore che li farebbe sprofondare in una depressione senza fondo ma che potrebbe fermare il loro delirio.
Da questi caratteri appena delineati si può azzardare a dire che la dinamica psicologica in cui queste persone vivono è di tipo schiettamente narcisistico quando non sociopatico.
In ogni caso il punto dell’autodistruzione e dell’onnipotenza rappresenta il raccordo con l’abuso di sostanze stupefacenti, in particolare la cocaina, sostanza che a partire dagli anni ottanta (periodo in cui, secondo alcuni, sono stati gettati i semi della crisi economica attuale) è stata la sostanza privilegiata del mondo della politica, della finanza e dei “brokers” attivi in borsa.
Ora, se determinate persone che hanno già in partenza un particolare bisogno di acquisire potere ed influenza raggiungono certi livelli di importanza avranno anche una fortissima paura di ritornare allo stato iniziale di impotenza e disvalore che provavano precedentemente (si, perché il lato oscuro di questi comportamenti narcisistici e maniacali non è altro che la depressione) e faranno di tutto per mantenere lo stato di esaltazione che hanno raggiunto, e per farlo uno dei modi migliori è quello di ricorrere alle sostanze stupefacenti che hanno la capacità di far dimenticare il fatto che il potere ed il successo raggiunti non sono altro che una illusione che può cadere da un momento all’altro e che, soprattutto, impediscono di provare un minimo senso di responsabilità nel momento in cui si compiano azioni eticamente scorrette in nome del proprio successo personale.
In base a ciò che ha rivelato uno psicoterapeuta newyorkese che ha in terapia diversi broker di Wall Street pare che l’uso di cocaina (ma anche di prostituzione di lusso) sia molto frequente e addirittura favorito dalle dirigenze delle agenzie finanziarie; pare quindi che non solo la mentalità del tutto e subito in barba agli altri sia presente ma addirittura favorita, infatti solo una persona con un delirio di grandezza e che è incapace di tenere conto degli altri può spingersi fino al punto di raggiungere l’autodistruzione pur di creare profitto.
Ora, a voler guardare le conseguenze provocate dall’abuso di cocaina si trovano dei punti in comune con questa mentalità: usando la cocaina il soggetto si sente proiettato nella vita con una forza ed una “padronanza” straordinarie; da qui nasce l’euforia, uno stato di potere senza confini, di sicurezza vittoriosa verso il mondo. Da questa visione squilibrata si originano però anche aspetti negativi legati alla realtà; la paura verso un mondo troppo pressante, la competitività all’ennesima potenza che provoca sospetto verso gli altri, la consapevolezza che la realtà è troppo grande per controllarla tutta. Da queste crisi che sono sempre sottintese nell’abuso di cocaina si generano agitazione psicomotoria, l’aumento dell’aggressività, la paranoia ma anche la depressione.
In estrema sintesi l’uso di cocaina rinforza alcuni tratti di personalità come l’aggressività, l’egocentrismo ed il narcisismo ed aumenta la possibilità (sulla scia dell’onnipotenza) di attuare comportamenti a rischio sia per sé che per gli altri.
Nel momento in cui l’abuso si trasforma in cronicizzazione il soggetto non può più fare a meno dello stato di espansione del sé, dell’euforia e del potere; si innesca così uno stato paradossale: da un lato il consumo porta a percepire la caduta dell’illusione di potenza (a causa dell’emergere delle paure), dall’altro cerca di mantenere a tutti i costi l’illusorietà di una euforia ed una espansione di sé che non hanno basi concrete su cui basarsi.
Il problema è, tornando a noi, che cercare di mantenere una illusione di profitto infinito e di crescita illimitata non ha fatto altro che portarci un po’ più vicini all’orlo del baratro; se la situazione psicologica di molti di coloro che fanno politica o fanno finanza è davvero questa si perdono in partenza le prospettive per un miglioramento della situazione economica perché nulla può essere costruito da chi è capace di distruggere tutto pur di mantenere una illusione.
Certo questa è solo una riflessione, forse scontata, forse addirittura allarmistica, ma sicuramente un po’ di attenzione anche agli aspetti psicologici alla base dei fatti appare sempre più necessaria e potrebbe aiutare ad evitare il solito ripetersi degli eventi cercando di lavorare sulle cause che li provocano.