Come da più parti affermato, e come visibile nella
vita di tutti i giorni, pare che l’identità
maschile stia vivendo una fase di
cambiamento che assume a volte i tratti di una vera e propria crisi
maschile.
Ora, questa crisi a volte viene descritta in
maniera quasi fumettistica (l’uomo "mammo", quello narciso, quello insicuro, etc.
etc. ), mentre in realtà non va per nulla presa “sotto gamba”; tra le sue
conseguenze abbiamo anche le forme di
aggressività incontrollata, che può sfociare, nelle situazioni più gravi,
nell’atto suicida oppure omicida che a volte segue alle separazioni delle
coppie, delitti passionali che
arrivano sempre più spesso agli onori della cronaca; altrimenti, più spesso, si
manifestano in forme depressive o ansiose, o nell’impotenza maschile,
anch’essa, pare, in aumento.
Senza voler indagare quali sono le cause
sociologiche e storiche che hanno portato agli attuali cambiamenti nei ruoli tanto maschili quanto femminili (per esempio
la rivoluzione sessuale del ’68) può essere interessante valutare come questi
cambiamenti si siano pian piano manifestati su un piano individuale, quello dei
sentimenti.
Ma allora come
stanno cambiando i sentimenti maschili? Questo cambiamento porta solo
elementi negativi o può anche risvegliare delle potenzialità creative?
Un sentimento che fino ad oggi era rimasto
praticamente inaccessibile alla coscienza maschile è l’invidia per le donne. Infatti mentre l’invidia della donna verso
l’uomo è sempre stata tenuta in considerazione e anche studiata dalla
psicanalisi questo non è avvenuto per l’invidia dell’uomo.
Una delle prime forme di invidia maschile presa in
considerazione dalla psicanalisi è stata quella relativa al ruolo materno, alla capacità di procreare; ma nel passato
poteva essere compensata dalla creatività dell’uomo nel proprio lavoro o
nell’ambiente culturale, creatività che la donna non poteva esprimere perché
tenuta lontana dai livelli decisionali del lavoro come dall’ambiente culturale.
Oggi questo equilibrio si è ribaltato a favore
della donna che oltre ad essere pro-creatrice è creativa anche nel lavoro e può
occupare delle posizioni decisionali, oppure può avere uno spazio considerevole
nell’ambiente culturale; quindi una donna che oggi appare capace di realizzarsi
anche in quei campi che in passato erano
considerati strettamente maschili mentre l’uomo non potrà mai avere la
possibilità di mettere al mondo un figlio, questo è un punto a favore delle
donne, un punto che può generare l’invidia
nell’uomo.
Inoltre oggi il mondo è sempre più globale, bisogna
interessarsi di moltissime cose contemporaneamente, per utilizzare termini
moderni l’uomo deve essere sempre più “multitasking”,
capace di aprire sempre nuove finestre e di collegarle con quelle aperte in
precedenza; insomma, quello che si
chiede è una sempre maggiore
flessibilità. Il problema è che da che mondo e mondo si è sempre saputo che
sono proprio le donne quelle capaci di
fare più cose contemporaneamente, e lo hanno imparato perché si sono dovute
sempre occupare tanto del lavoro quanto
dei figli (e del marito)…..cosa che l’uomo non ha mai dovuto fare. In effetti oggi anche l’uomo si trova a dover
ricoprire ruoli diversi, compreso quello di padre, che però comporta l’acquisizione
di capacità di accoglienza, quindi più materne, o della capacità di perdere il
controllo senza creare catastrofi, caratteristiche che l’uomo fa difficoltà a
conciliare con il lavoro; in sintesi per
l’uomo è più difficile riuscire a vivere più ruoli tenendoli separati tra loro,
per esempio il lavoro e la famiglia, cosa che invece alle donne riesce meglio……..provocando
l’invidia maschile.
Un altro motivo di invidia maschile pare essere la capacità seduttiva femminile, per
esempio, come afferma Slepoj, il fatto che mediamente le donne debbano fare
“meno fatica” per avere un rapporto sessuale, possono rimanere in passiva
attesa dell’uomo che le corteggerà. Quella che qui traspare è quindi l’invidia verso la passività, una
svolta davvero notevole se si pensa che la passività è stata sempre vista
dall’uomo come un disvalore; non
abbiamo più qui l’uomo per forza cacciatore ma un uomo che cerca anche di
sedurre ( etimologicamente: condurre a sé) la donna, un uomo che ha scoperto il
piacere di essere corteggiato.
Per concludere bisognerebbe parlare un po’
dell’invidia, un sentimento che in passato, anche dalla psicologia, era
considerato assolutamente deleterio e distruttivo e che invece oggi è stato
rivalutato. L’invidia infatti, se
non è troppo forte ha la stessa funzione dello stress, può cioè essere una forza propulsiva. In questo caso una forza
propulsiva per l’uomo che può aiutarlo a conoscere i propri “tratti femminili”, ossia quelle qualità
che culturalmente sono sempre state prerogativa della donna ma che in realtà
appartengono a qualunque essere umano indipendentemente dal suo sesso.
Ovviamente questo non significa arrivare ad una “femminilizzazione” dell’uomo ma ad una struttura di personalità più armonica e completa che
può aiutare nell’affrontare con maggiore flessibilità e maggior successo la
vita di tutti i giorni; una flessibilità
che può essere utile per stabilire
delle relazioni significative con gli altri, in particolare il partner o i
figli, ma anche con se stessi..........continua
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