La paura è una
delle principali esperienze vissute dall’uomo, che lo aiutano a reagire ad
eventi potenzialmente pericolosi e dolorosi, e come tale lo accompagna a
partire dalla sua nascita. In questo senso i primi a vivere la paura sono
proprio i bambini che vivono due tipi di
paure: quelle legate ai compiti
dello sviluppo (esempio la paura della separazione) e quelle cosiddette sociali (legate all’educazione impartita ).
La paura
è un’emozione e come tale si dimostra utile
all’uomo; ha una funzione di salvaguardia della sopravvivenza e rappresenta
una preparazione psicologica per affrontare situazione pericolose. Le paura
però richiedono anche di essere superate,
affrontate con consapevolezza, altrimenti possono finire per schiacciare la
vita, soffocarla; non per niente il termine angoscia, a volte associato alla paura, deriva dal latino
“angustie” ossia “strettezza”.
Quindi nel momento in cui il bambino si confronta
con la paura nel corso del suo sviluppo è anche costretto ad individuare strategie di superamento, imparando
piano piano a confrontarsi con l’ignoto. In questo modo la paura resta ciò che
dovrebbe essere, un naturale campanello d’allarme che permette di prevenire
situazioni di pericolo o di dolore, senza per questo soffocare lo sviluppo.
Nel momento in cui, però, la paura assume
dimensioni che impediscono una vita normale, perde il suo carattere di
protezione diventando un ostacolo alla
maturazione del bambino e mettendo a rischio lo svolgersi dei compiti
quotidiani a cui è chiamato.
Ovviamente un mondo senza paure sarebbe solo una
illusione quindi un’educazione che cerca di tenere lontane tutte le paure non
aiuta affatto i bambini ad affrontare la vita; viceversa sarebbe importante che
essi si confrontassero con le paure, perché così facendo possono crearsi
lentamente la fiducia in se stessi e
strutturare il proprio Io, ed è
altrettanto importante che in questo processo di superamento possano contare sull’appoggio
dei genitori che hanno la funzione di “contenimento”,
come se fossero una ideale “boa” che garantisce un appiglio sicuro in caso di
difficoltà.
Le paure dei bambini possono essere legate tanto ad
eventi traumatici quanto all’educazione ricevuta ma anche alle fasi che attraversano durante la loro crescita.
In quest’ultimo caso si può dire che la libertà di crescere, di cominciare
qualcosa di nuovo, di andare incontro al mondo è sempre accompagnata dalla paura, che però è una paura stimolante, che rende costruttivi
e creativi.
Le persone che non si confrontano con la libertà e
con le paure rischiano di non poter diventare indipendenti, di non sviluppare
l’autostima; scappando di fronte alla paura finisce per crearsi un circolo
vizioso che è la paura di aver paura.
Lo sviluppo del bambino nei primi anni di vita è
velocissimo, ad ogni passo si aprono
sempre più porte verso la vita, e con esse nuove paure; aprire queste porte
richiede quindi un grande sforzo emotivo, uno sforzo che però il bambino è in
genere più che disposto a correre visto che possiede una sorta di speciale
sesto senso verso ciò che può aiutarlo a sviluppare la fiducia in se stesso.
Durante i
primi 3 anni si manifestano 4 principali paure condizionate dalla crescita:
- Paura della perdita del contatto fisico, la forma primaria di paura; durante le prime
settimane di vita il bambino riceve tutto ciò di cui ha bisogno dalla
madre, vive in una specie di paradiso terrestre dove il cibo e la sicurezza
sono infinitamente presenti ed in questa sorta di Eden si formano i
presupposti per la fiducia primaria del bambino verso se stesso e verso le
figure di riferimento e quindi la base emotiva sicura. Il bambino è quindi
molto dipendente e nel momento in cui viene meno il contatto fisico con il
“caregiver” si fanno strada le paure esistenziali che si trasformano in
pianti e strilli che rappresentano per lui una vera e propria lotta per l’esistenza,
questo in particolare nel momento in cui oltre alla distanza fisica si
manifestano i bisogni, per esempio la fame; in questi casi è
importantissimo che ci sia innanzitutto la rassicurazione ed il sostegno
dei genitori tramite il contatto
fisico, l’abbraccio, e poi a seguire, il soddisfacimento del bisogno
specifico che viene dimostrato dal neonato.
- Paura dell’estraneo, intorno all’ottavo mese; a questa età il bambino ha appena iniziato a
distinguere tra persone familiari e non e di conseguenza non è più
disposto a farsi abbracciare da chiunque; si intimidisce quando un
estraneo si avvicina troppo fisicamente, se da un lato ne è attratto come
è sempre attratto dal nuovo, dall’altro il nuovo può apparirgli
inquietante. Se l’altro non si avvicina allora il bimbo inizia le sue
strategie di avvicinamento, sorride, cerca il contatto visivo e pian piano
si avvicina con la scusa di giocare fino ad accettare il contatto fisico. In
questi casi per evitare che si sviluppi una paura troppo forte è
importante non costringere il
bambino ad avvicinare l’estraneo ma aspettare e rispettare i suoi
tempi.
- Paura della separazione, intorno al secondo anno; a questa età il
bambino inizia ad avventurarsi verso nuovi territori ed in questa fase si
vede in azione la sicurezza acquisita nel periodo precedente. Le paure di separazione accompagnano
il bambino per tutta la durata dello sviluppo, e continuano ad agire anche
nell’adulto, nella loro forma precoce si manifestano nel momento in
cui il bambino può muoversi con maggiore autonomina, appunto dopo il primo
anno, quando inizia a gattonare e
poi a camminare stabilendo quindi le modalità di allontanamento fisico ed
autonomo dalle figure di attaccamento. Questa nuova autonomia è però ancora fragile e va accompagnata,
soprattutto perché facilmente minacciata da regressioni; allora è molto
importante mostrare fiducia nel
bambino e nelle sue capacità, lasciandogli lo spazio per fare
esperienza del mondo ma contemporaneamente
essendo disposti a riaccoglierlo quando dimostra di avere ancora
bisogno di rassicurazione da parte dei genitori.
- Paura dell’annientamento, intorno al terzo anno; questo è anche il
periodo della fase dell’opposizione, durante il quale i bambini sviluppano il senso di potere e di forza, fino a
rasentare l’onnipotenza; parallelamente a tutto questo avviene l’educazione alla pulizia e il
bambino sviluppa un senso di
controllo sul proprio corpo ma anche sugli altri (per esempio sui genitori
che attendono ansiosamente che faccia i suoi bisognini). Contemporaneamente
al controllo ed al potere c’è però anche un forte senso di impotenza, che si manifesta in particolare di
notte, con la paura dei mostri e
degli incubi, ma anche delle forze della natura. A questa
età per gestire le paure i bambini
iniziano ad affrontarle nel gioco o con piccoli rituali; è quindi
importante essere il più sensibili possibile alle piccole ossessioni, in
particolare quelle per andare a dormire, come la lucina accesa, oppure ai
giochi con i mostri o a quelli aggressivi che se da un lato non vanno
esasperati dall’altro sono necessari per dare forma alla paura ed
affrontarla.
Queste sono tutte paure naturali legate allo sviluppo ed alle sue fasi, non è quindi
auspicabile impedire al bambino di provarle ma come già detto è importante che
i genitori gli siano vicini e lo aiutino a trovare le sue personali risposte e soluzioni perché solo così facendo il bambino
può mettere le basi per la fiducia in se stesso.
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