sabato 5 novembre 2011

Quando la catastrofe è anche dentro


 Non è solo una devastazione geologica, è anche una devastazione dell’anima quella che risulta dallo scatenarsi della forza della natura addosso a uomini impotenti; questo è quello che sta accadendo in questi giorni in Liguria ma che purtroppo troppo spesso succede, vuoi per incuria vuoi per mancanza di prevenzione, vuoi per vecchie leggerezze edilizie.
E quello che in questi casi accade alla mente rappresenta un capovolgimento di tutte le certezze, sconvolgimenti che come quelli naturali cambiano il paesaggio della psiche, sempre a lungo, a volte per sempre, un vero disorientamento, l’incapacità di riconoscere il luogo in cui si è vissuti fino allora, l’incapacità di riconoscere la forma mentale in cui la coscienza ha riposato fino a quel momento.
La mente resta ferita, lo shock, la paura, la rabbia, il sentirsi inutili e impotenti. Questi vissuti emotivi provocano reazioni a più lungo termine come l'indecisione, la preoccupazione, difficoltà a concentrarsi, perdita di memoria.
A queste si aggiungono le reazioni fisiche quali la tensione, la tachicardia improvvisa, l'insonnia e cambiamenti nelle relazioni sociali come la diffidenza, la conflittualità e l'isolamento.
Queste sono le reazioni naturali a quello che è un cosiddetto evento traumatico ed avvengono sempre; il rischio maggiore è legato a quello che viene definito in termini tecnici Disturbo post traumatico da stress, che dura a lungo e lascia tracce profonde dentro.
I sintomi più gravi riconoscibili in questo disturbo sono la dissociazione, il rivivere ossessivamente l'esperienza vissuta attraverso ricordi terrificanti e incubi, il tentativo estremo di evitamento del vissuto attraverso l'uso di sostanze. Oppure un altrettanto estremo intorpidimento emozionale. Altri sintomi sono riconducibili all'iper-attivazione (attacchi di panico, rabbia, irritabilità estrema, agitazione intensa), a una condizione di ansietà eccessiva e a una grave depressione.
Fortunatamente non sono tutti i casi a sfociare in questa forma di disturbo, in via approssimativa circa un quarto degli individui in base alle statistiche, che può diventare cronico.
La cosa peggiore in tutto questo è che si perde la fiducia nella vita, si va a spezzare quel filo sottile che lega l’uomo alla natura in un rapporto di sicurezza; la natura allora appare non più come una madre buona, la madre di vita, magari data per scontata, ma come madre terribile e distruttrice, madre di morte, che come una gorgone pietrifica la mente e il cuore;  anche se, fortunatamente per la maggior parte delle persone, non per sempre.

Nulla è cambiato.
Tranne il corso dei fiumi, 
la linea dei boschi, del litorale, di deserti e ghiacciai.
Tra tutti questi paesaggi l'animula vaga,
sparisce, ritorna, si avvicina, si allontana,
a se stessa estranea, inafferrabile,
ora certa, ora incerta della propria esistenza,
mentre il corpo c'è, e c'è, e c'è
e non trova riparo.
Wislawa Szymborska

Nessun commento:

Posta un commento