sabato 26 novembre 2011

Psicologia e saggezza orientale

È capitato a tutti almeno una volta nella vita di provare un travolgente senso di autenticità, di libertà e di forza, magari solo per un momento; A. Maslow ha chiamato questi improvvisi stati di libertà e sollievo “peak experiences”, esperienza picco. Quello che forse non sapeva è che dei concetti simili erano presenti nella filosofia cinese secoli fa e sono espressi nel “I Ching”, il libro dei mutamenti.

Peak experiences e Plateau experiences
Maslow coniò il termine Peak experiences, ossia esperienza culmine, esperienza massima per descrivere quei momenti in cui si manifesta un forte senso di piacere e di sollievo, in cui ci si sente un tutt’uno con il mondo. Descrisse l’esempio di una giovane madre che mentre osservava il marito ed i figli fare colazione si sentiva allegra e rilassata; mentre entrò un raggio di sole attraverso la finestra la sua visione la portò a rendersi conto di quanto fosse fortunata; lo era sempre stata ma solo ora si rendeva conto di ciò che davvero significasse, in qualche modo il raggio di sole aveva portato alla sua consapevolezza qualcosa che sapeva già dentro di sé.
Maslow si accorse anche che era possibile rievocare questo stato di massima esperienza avuta e poi dimenticata ed il rievocare le esperienze di picco porta a sperimentare di nuovo la stessa sensazione, è come vedere quelle immagini composte da molti particolari all’interno delle quali si nasconde un disegno, uno volta che è stato visto diventa visibile in qualunque momento.
Maslow descrisse inoltre le Plateau experiences, letteralmente esperienze “altopiano”; una sorta di stato ottimistico di sottofondo, sensazioni di pace interiore in cui si sente di avere il proprio posto nel mondo, e di meritarlo. Questo tipo di sensazione è diverso dalle peak experiences; mentre queste sono improvvise e travolgenti, le Plateau sono più durature e maggiormente sfumate, sono lo sfondo attraverso cui poter favorire il ripetersi delle prime.
La sensazione provocata da queste esperienze è quella di essere anche noi a poter trasformare il mondo che ci circonda e non viceversa, anche perché con il mondo ci sentiamo in uno stato di coesione e partecipazione.
Questo tipo di esperienze sono fondamentali per riuscire a sentirsi pienamente realizzati e soddisfatti, in armonia con il creato, propositivi e creativi.

Dalla psicologia umanistica alla filosofia orientale
Gli stessi concetti di stati di estasi e stati di durata e stabilità li troviamo descritti nel “I Ching”, il libro dei mutamenti, un testo oracolare cinese antichissimo che è anche un concentrato di filosofia.
Le origini di questo libro sono considerate lontanissime nel tempo agli albori della storia cinese, nasce come libro oracolare, attraverso il quale, lanciando delle monete e vedendone il risultato numerico, si otteneva una risposta, all’inizio semplicemente si o no, nel tempo sono nate delle “sentenze” scritte nel libro che lo hanno reso più complesso; esso è formato da 64 combinazioni di simboli, per ogni simbolo esiste una descrizione o sentenza che dà la risposta alle domande.
Il libro dei mutamenti è però anche la base delle due religioni cinesi, il confucianesimo ed il taoismo, che sono state influenzate dai suoi contenuti filosofici e che a loro volta hanno influenzato l’I Ching. Il termine mutamenti è ciò che lo caratterizza sotto l’aspetto filosofico, tutta l’opera si basa infatti su un principio di base, quello che noi chiameremmo trasformazione della materia, il mutamento di stato delle cose appunto.
Comunque tutto il libro dei mutamenti si basa su due simboli principali: Ch’ien, il cielo, il creativo e K’un, la terra, il ricettivo.
Il creativo corrisponde alla forza luminosa, spirituale ed attiva, il suo fondamento è il movimento temporale e la perseveranza, va a rappresentare l’impulso creativo dell’uomo ed il senso di totalità.
Il ricettivo corrisponde alla forza in ombra, ancora oscura; la sua qualità è la dedizione e l’estensione dello spazio, nell’uomo rappresenta la solidità e la capacità di accogliere e contenere.
Questi due segni sono in rapporto stretto, il creativo può realizzare solo nel momento in cui collabora con il recettivo; in altri termini quest’ultimo fornisce la base operativa del primo.
Si potrebbe dire che il creativo senza il recettivo non porterebbe nulla a compimento, esattamente come le esperienze di plateau sono la base attraverso la quale rievocare esperienze di picco.
Inoltre nel simbolo del creativo è possibile individuare le “idee” allo stato puro, la forza e l’intensità caratteristiche delle esperienze di picco; nel recettivo può essere vista la stabilità e il profondo stato di quiete caratteristiche delle esperienze plateau.

Ri-evocazioni
A questo punto ci si potrebbe chiedere come sia possibile vivere nuove esperienze “picco”.
Uno stato di plateau experience provoca l’aumento delle possibilità di avere delle peak experience quindi il primo è uno stato d’animo non prescindibile per le seconde.
Uno stato di ottimismo e disponibilità verso la vita è sicuramente qualcosa che si basa sulle esperienze di vita, sulla certezza di poggiare su solide basi, ed in questo caso l’ambiente in cui si è vissuti sembra fondamentale; bisogna però pensare che la sicurezza può essere acquisita nel tempo, non per forza dall’inizio, chiunque potrebbe avere la fortuna ( o la capacità) di crearsi un ambiente adeguato allo sviluppo della propria sicurezza interiore, indipendentemente dal passato; è un po’ come per la rievocazione delle esperienze picco, da un ricordo è possibile ristrutturare un proprio modo di essere diverso dal passato, certo ci vuole tempo ma è possibile.
In questo circuito quindi non è importante da dove si parte, si può iniziare da una esperienza improvvisa e folgorante quanto da uno stato di tranquillità di sottofondo, entrambi possono condurre allo stesso obiettivo; la cosa veramente importante è l’esperienza di vita.
In realtà questi due tipi di esperienze, picco e plateau, si rinforzano a vicenda; più si vivono le prime più, nel tempo, si stabilizza la seconda e più questa è stabile maggiore è la possibilità di avere di nuovo le prime e così via, in un circolo dinamico che si rinforza da sé.
Spostandoci di nuovo sui simboli dell’I Ching ci viene detto dal libro dei mutamenti che quando i due simboli principali non sono in armonia tra loro e si allontanano non si produce la vita; essi lavorano insieme; il recettivo rimane sterile senza l’intervento del creativo (l’esperienza di plateau non si stabilizza se non avvengono più di una esperienza picco nel tempo ) mentre il creativo non può realizzare se non ha la base del recettivo (se le peak experience non hanno una base plateau non riescono ad essere prodotte).

Co-incidenze
Nella realtà la possibilità di entrare in questo circuito auto rinforzante non è così semplice, richiede la disponibilità ad entrare in un’ottica diversa dal solito, lontana dalla visione stretta e controllante che abbiamo della vita.
Siamo abituati a vivere la consequenzialità, a vedere la causa degli eventi ma non il loro valore intrinseco, Jung direbbe che viviamo immersi nel pensiero causale, in cui ad ogni azione corrisponde una reazione conseguente ed adeguata, ma non riusciamo a lasciarci sorprendere dalla casualità, dal fatto che le cose avvengano anche per caso e che non possiamo controllarle (come per caso ed in modo incontrollato si manifestano le peak experience).
Per esempio gli antichi cinesi più che interessarsi alle cause si interessavano al caso; per fare un esempio; noi diciamo che è successo il fatto “C” perché prima era accaduto “B” a sua volta provocato dal fatto “A”, spieghiamo gli eventi mettendoli uno di seguito all’altro, in nessi di causa effetto; gli antichi cinesi si sarebbero invece chiesti come mai sia successo che A B e C siano accaduti insieme, interpretando il collegamento tra i fatti come un evento casuale, fortuito portatore di un suo specifico significato.
Le esperienze picco sono appunto eventi fortuiti, casuali, che hanno un grande valore ma che bisogna essere capaci di vedere; Per tornare all’esempio dell’inizio, se la giovane madre fosse stata solo a preoccuparsi dell’orario e della preparazione, per esempio, della cartella dei figli il raggio di sole non lo avrebbe visto e si sarebbe persa l’opportunità di vivere una esperienza soddisfacente che ha dato all’improvviso un senso nuovo alla sua vita, il senso di una vita fortunata.
Per noi occidentali è banale, dice Jung, pensare che la cosa che sta avvenendo in un certo momento ha le caratteristiche peculiari di quello specifico momento, tanto banale da non farci caso, per la mentalità cinese non sarebbe così perché il singolo momento può lasciare segni molto stabili e duraturi nel tempo; sentirsi fortunati in un certo istante può cambiare il modo di vedere la vita ed innescare una serie di eventi fortunati ( è importante sentirsi fortunati per esserlo davvero).
In definitiva diventa necessario riuscire a slegarsi almeno per un attimo dalla catena di controllo con cui teniamo stretta la vita, lasciando spazio agli eventi che sembrano inutili o banali ma che guardati dal lato giusto possono nascondere la possibilità di trovare un senso nuovo alla nostra esistenza.

Per leggere l'articolo completo clicca qui

Nessun commento:

Posta un commento