L’estinzione del
senso di colpa nella politica ha raggiunto al momento
attuale dei livelli che appaiono sempre più preoccupanti.
Nelle televisioni
come nei giornali figure della politica, della finanza, della pubblica
amministrazione fanno la fila per esprimere la mancanza di preoccupazione
riguardo agli scandali che li coinvolgono, per dire a tutti quanto siano “sereni” nel centro del ciclone che
hanno provocato.
Contemporaneamente
dalla gente sorge sempre più forte una domanda….ma come mai non provano almeno un
po’ di imbarazzo per ciò che hanno fatto?....una domanda che tra l’altro non ha
necessariamente la qualità dell’indignazione o della rabbia quanto dello stupore. Si perché sembra stupefacente,
non tanto l’entità del furto eventualmente effettuato, quanto la capacità di
queste persone di mostrarsi in pubblico dopo esserne stati accusati.
Tutta questa
situazione ci fa riflettere su come si stia trasformando oggi il senso di colpa tanto citato dalla
psicologia e dalla psicanalisi, che oggi pare provocare effetti differenti
rispetto al passato. Esso nasce dalla
consapevolezza di aver danneggiato qualcosa, oggetti ma anche persone, con
i propri comportamenti che in genere sono stati aggressivi o almeno indirizzati
a soddisfare un proprio desiderio di forza o “onnipotenza” in barba agli altri.
Questo tipo di comportamenti possono essere naturalissimi, utili nel momento in
cui permettono la propria affermazione
personale, ma poi nel loro stesso essere comportano anche lo “scotto” di pagare le conseguenze dei propri atti
nel momento in cui portano al danneggiamento altrui; in sintesi si parla della responsabilità personale.
Appare quindi
auspicabile che il senso di colpa porti ad un tentativo di riparazione del danno; questo
però non è scontato. Il senso di colpa infatti non è facile da sostenere,
appunto perché porta con sé il pagamento delle conseguenze; tornando ai vari
personaggi pubblici non sembra di vedere una particolare sofferenza nel momento
in cui continuano a dire che non sono responsabili e che sono “sereni”, questo
dovrebbe indicare il fatto che stanno cercando di fuggire dal senso di colpa
negandolo.
Questa negazione
può seguire due strade; da un lato si può restare “incastrati” nella colpa, e questo significa che per paura di
danneggiare gli altri non si fa più nulla, si resta bloccati e depressi in
senso clinico; dall’altro si può fuggire
dalla colpa innescando un sistema maniacale, cerco cioè di riparare freneticamente
quello che ho rotto facendo finta che non sia successo niente.
È come rompere
un vaso; nel primo caso mi convincerò di distruggere tutto ciò che tocco e
quindi non prenderò più in mano niente, nel secondo provo a incollare i pezzi
della porcellana sperando che nessuno si accorga della differenza, oppure
dicendo che non sono stato io, diventando un bugiardo.
Pare che le
persone che sempre più spesso vediamo in TV abbiano scelto la seconda strada,
quella del comportamento maniacale.
Entrambe queste
modalità però non sono adeguate, per il semplice motivo che negano un fatto
fondamentale, ossia che nel muoversi (e
nel vivere) inevitabilmente qualcosa si rompe e che l’unica cosa possibile da
fare è ammettere l’errore e cercare di riparare i danni in modo maturo oppure
facendo più attenzione per il futuro. Per il resto altrimenti esistono solo
il blocco depressivo o la vana fuga maniacale.
Se però l’attuale
situazione politica e finanziaria nega il senso di colpa è perché la società odierna
sta muovendosi nella stessa direzione; che è poi la direzione dell’eccesso di
individualismo.
Come già detto
il senso di colpa diventa un elemento
ponte necessario per sviluppare il senso di responsabilità personale, che a
sua volta comporta la capacità di mettersi nei panni degli altri (altrimenti
non potremmo renderci conto di averli danneggiati). Oggi invece sta via via
assottigliandosi la consapevolezza della presenza dell’Altro; se si pensa di
esistere senza gli altri, spettatori solo di sé stessi, come si può provare il
senso di colpa?
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