C’è un vecchio detto cinese che in qualche modo permette di riflettere sulla differenza tra il comportamento dei black-block rispetto a quello degli “indignati” nelle ultime manifestazioni di Roma, e permette di riflettere anche su quanto sia importante non gettare la spugna e non smettere di pensare che un futuro diverso sia possibile.
Queste riflessioni non vogliono essere necessariamente un modo per giudicare un certo tipo di estremismo, vogliono però cercare di capire come mai alcune persone si comportano in un certo modo, cercando di evitare considerazioni generali e calando questi eventi nel contesto psico-sociale attuale.
Il detto cinese è il seguente: “il cane nel canile abbaia alle sue pulci, il cane che va a caccia non le sente”….Ma perchè proprio l’esempio del cane e delle sue pulci? Sarà un discorso un pò lungo.
L’immagine dell’abbaiare alle proprie pulci dà l’idea di qualche cosa che si rivolge contro se stessa, in modo quasi incontrollato; in via generale le pulci sono fastidiose e difficili da debellare perchè sono una moltitudine, a ben guardare somigliano alle idee fisse che ci vengono in mente nel momento in cui si vive un periodo di insoddisfazione, le energie non vengono più investite in attività soddisfacenti e si rivolgono verso l’interno di sè creando frammentazione nelle idee e nelle emozioni, che si slegano e vanno ognuna per conto proprio, proprio come le pulci, tante, incontrollate ed invincibili dal cane.
E quando accade che le idee e le emozioni perdono un centro organizzatore, un senso dell’Io che le guidi, possono diventare pericolose, perchè troppo autonome; il termine corretto è “scisse dalla personalità cosciente” e quindi “inconsce” non più riconoscibili e quindi non più gestibili, Jung li chiamava “complessi autonomi a tonalità affettiva” che prendono il potere nella nostra mente senza che ce ne accorgiamo.
Un cane che abbaia alle proprie pulci si assume un compito inutile, destinato al fallimento, come l’uomo che, rivolgendosi alle idee ed emozioni autonome non fa altro che continuare a stimolarle facendosi del male.
Molto diversa è la condizione del cane che va a caccia; anche lui ha le pulci, solo che non le sente, esattamente come le idee fisse; in genere sono presenti sempre, in ognuno di noi, ma nel momento in cui riusciamo ad avere un obiettivo, qualcosa a cui puntare (come il cane la selvaggina) le dimentichiamo, e questo è l’unico modo per far perdere loro il potere distruttivo e disgregante della personalità che hanno di natura.
Si potrebbe dire che la mancanza di una attività direzionata le nutre di maggiore energia e le rende invasive, l’attività direzionata le depotenzia (e questo significa che le rende anche affrontabili).
Ma cos’è che direziona una attività? La società e la persona stessa.
A questo punto è possibile portare queste riflessioni nel contesto attuale, tanto sociale quanto economico.
La società può aiutare un uomo a trovare un obiettivo, a realizzarsi dandogli la possibilità di esprimersi, di sentirsi autore di se stesso, fornendo opportunità di lavoro o una rete sociale che possa sostenere i singoli nel momento della difficoltà, fornendo istruzione, fornendo modelli che non siano solamente vuota immagine ma personaggi che siano portatori di un qualche valore.
Tutto ciò nella nostra società appare piuttosto latitante, sia per ovvi motivi economici (la crisi) sia per i messaggi che vengono lanciati dai mass media, basati su valori edonistici e narcisistici.
A questo punto non ci sarebbe più speranza; al cane dell’esempio viene tolta tutta la selvaggina possibile, quindi l'obiettivo, ed è costretto a stare in casa ad arrovellarsi sulla sua insoddisfazione, sulla sua mancanza di realizzazione, abbaiando alle proprie pulci e diventando pericoloso a causa della sua cattività. Questo vale anche per le persone; chi perde il lavoro, chi non lo trova, chi non può farsi una vita autonoma, tutte queste situazioni possono causare la perdita del centro di coesione della coscienza, che così può essere preda di qualunque tipo di impulsi, per esempio quelli aggressivi.
Ma fortunatamente c’è anche un altro elemento che può direzionare l’attività verso un obiettivo, e questo è prettamente personale.
Parlo di quello che in psicologia viene chiamato “senso di efficacia personale”; si intende la convinzione di avere dentro di sè gli strumenti sufficienti per realizzare i propri desideri (desideri che possono attendere di realizzarsi, non bisogni impellenti; ma questo è un altro discorso), per resistere nelle difficoltà, e di poterli usare al meglio; questo vuol dire che il cane può ingegnarsi per uscire dal canile dell’esempio, magari trovando un altro modo di vivere, adattandosi un minimo ma non rinunciando ad aspettare che la selvaggina ritorni, continuando a sperare.
È ovvio che questo un cane può non essere capace di farlo….ma un uomo si, a meno che non preferisca limitare la sua ottica a pensare che gli hanno tolto il futuro senza riflettere che in alcuni casi un pò di serenità può crearsela da sè ristrutturando i propri valori se proprio non riceve aiuto dall’esterno.
Sono due modi diversi di reagire, e sono i due modi che distinguono gli “indignati” dai black-block, i primi stanno cercando nuove strade per chiedere un aiuto, si uniscono per raggiungere un fine comune, sostenendosi (e raccogliendo consensi anche da chi alle manifestazioni non ha partecipato), i secondi non hanno fatto altro che lasciare spazio libero agli inpulsi lasciandosi guidare da istinti incontrollati (vedi pulci del proverbio), e questo è un pò come permettere al proprio animale domestico di prendere la gestione della propria casa.
L’attuale contesto sociale ed economico non lascia forse molte speranze ma l’unica cosa che non può essere fatta è lasciarsi scoraggiare, gettare la spugna…è possibile cercare di riappropriarsi del proprio futuro con costanza e senza eccessi di violenza; d’altronde è così che Gandhi è riuscito a cambiare un pezzetto di mondo.
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