sabato 29 ottobre 2011

Web: la Rete che cattura.........siamo noi a pescare idee sul web o è il web a pescare noi?

Si trovano ormai diverse pubblicazioni, tanto cartacee quanto virtuali, che parlano di quello che è il nostro rapporto con internet, il web, la rete, e molto si discute su quello che dovrebbe essere in via ideale; in sintesi si discute ormai, e giustamente, dell’etica su cui dovrebbe basarsi il rapporto uomo-web.
Oltre a questa faccia di internet però è possibile provare a vederne anche un’altra, un’ulteriore chiave di lettura di questo fenomeno mondiale; il web, oltre ad essere un mezzo nelle nostre mani è anche un fenomeno concreto che può dirci come è il mondo oggi e che può indicarci (anche se solo parzialmente) dove andrà; quali delle nostre abitudini sta modificando, al di là del bene e del male, e cosa può dirci del nostro rapporto con il mondo.
Innanzitutto il significato in italiano è “tela” e per derivazione “rete” e “ragnatela”, quindi rappresenta qualcosa che avvolge e che serve per catturare, per trattenere; il web in qualche modo ci circonda e manifesta caratteristiche di indipendenza rispetto agli individui che ne fanno uso. Non per niente sta catturando anche la nostra intelligenza, o almeno alcuni suoi aspetti, non si parla forse di intelligenza artificiale?

Ecco, una prima informazione è che stiamo delegando alcuni aspetti della nostra intelligenza alla tecnologia, nel nostro caso particolare ad internet.
Alcune capacità mnemoniche non vengono più stimolate a causa dell’enorme mole di informazioni incamerata nel web e rintracciabile con un semplicissimo “clic”, semplicemente queste capacità di memoria non ci servono più perché abbiamo ogni significato scritto nella rete. In questo modo perdono consistenza la memoria verbale e numerica e la memoria tattile.
Parlando dei numeri e delle parole si sta parlando di quella che è definita memoria semantica; questo tipo di memoria è quella che ci permette di ricordare il significato delle cose, per esempio di una parola o di un numero; diminuendo la sua attività finisce per venire a mancare il significato di un concetto o di una parola.
Per fare un esempio potremmo dire che siamo capaci di ricordare quando ci siamo innamorati del nostro partner (memoria episodica) ma che però non sappiamo più cosa vuol dire innamoramento, non conosciamo più il significato della parola (memoria semantica) ed il suo valore.
Da qui a pensare che la comunicazione tra persone rischierà di diventare sempre più piatta e vuota di contenuti non ci vuole molto.
In questo senso il web rischia di portarci via il mondo reale, con le cose concrete che possono essere toccate, il rapporto con esse, il rapporto tra persone reali. Oggi noi entriamo in contatto con profili sui social network e neanche sappiamo se queste persone esistono davvero, se sono davvero così come si descrivono. Da questo punto di vista potrei creare tanti profili quante sono le mie personalità, ma nessuno, dall’altra parte dello schermo avrebbe la possibilità di sapere chi sono davvero. La possibilità di conoscere la realtà subisce una forte flessione in senso negativo, ma d'altronde questo forse neanche interessa più.

Una ulteriore informazione sul web, è il fatto che è un creatore di immagini. Come detto sopra si impoveriscono la memoria semantica e quella tattile, e questo a fronte di un rinforzarsi di quella visiva ed uditiva. Non intendo solo le immagini vere e proprie, le foto per intenderci, ma anche i caratteri scritti, tutto sullo schermo ci appare come immagine, o perlomeno ne rappresenta l’aspetto preponderante.
Oggi l’uomo moderno sembra essere in balia delle immagini di internet più o meno come l’uomo primitivo era in balia delle divinità, dell’immagine interiore che ne aveva, della sua fantasia.
Queste “immagini” dell’uomo primitivo però erano immagini che gli appartenevano, l’immagine mitica (per esempio l’immagine di una divinità), era ponte tra il  mondo interno con le sue emozioni ed il mondo esterno con le sue realtà concrete; un’immagine che rimane interna ed incerta, come immaginare il personaggio di un romanzo che viene solo descritto con le parole ma non in foto, insomma, un’immagine poetica e irreale.
Per le immagini di internet la cosa appare diversa. Esistono ma non sono immagini “ponte”, immagini di una emozione o di un sentimento; le immagini di internet esistono a priori e restano nel web, sono concrete e nello stesso tempo immateriali, hanno una esistenza virtuale nel server. Non esiste quindi più distinzione fra immagine interna ed esterna, nel web  tutto è esteriorizzato ma nello stesso tempo non è concreto, non può essere toccato.
Questo vuol dire che il mondo non è più riflesso dentro di noi ma riflesso nel web, e tutto ciò provoca una sorta di svuotamento di senso nell’uomo; non per niente per qualcuno, dipendente da internet, il mondo esiste fino a che resta acceso il computer per poi sparire quando lo si spegne, lasciando un incontenibile senso di vuoto.
In altre parole il web rischia di portarci via la fantasia, la possibilità di immaginare, tutto è lì pronto per essere visto e catturato. Quello che però si può perdere è la capacità di riflettere sulle immagini e la possibilità di dotarle di senso; ci si entra in contatto ma poi ci si scollega da internet senza aver provato a capire perché quell’immagine ci ha colpito così profondamente.

Internet è potenzialmente capace di toglierci tanto le immagini reali esterne (ed il rapporto con esse) tanto le immagini interne, quelle della nostra fantasia. Anzi, per essere più precisi il web le sintetizza insieme, facendo tutto il lavoro per noi, non permettendoci una riflessione approfondita, non permettendoci di essere liberi artefici della nostra immaginazione; il problema più grosso è che proprio dall’immaginazione prendono il via le azioni concrete che compiamo durante la vita; se non riesco ad immaginare il rapporto con un’altra persona quel rapporto non riuscirò neanche a stabilirlo se non in ipotetici modi casuali.

Il mondo interno e quello esterno sono strettamente legati, il rapporto tra il dentro di me ed il fuori di me è ciò che crea le esperienze e la vita, è ciò che può farmi cambiare nel tempo.
Ma sul web il tempo non esiste, c’è solo un eterno presente, la progettualità si smorza, vengono a mancare l’approfondimento delle cose ed il coinvolgimento in esse. Tutto è immediato, tutto deve colpire, più un contenuto genera emozione meglio è; per questo sul web tutto è mistificato, tutto è “forte” (e non solo nel web) e di conseguenza nulla è “davvero” vero fino in fondo; è come giocare a nascondino.
In internet i legami non sono possibili oppure la loro durata è messa a dura prova davanti alla possibilità di eliminare un legame sentimentale con un semplice “clic”; il tempo non esiste ma quindi in internet non esiste neanche la possibilità di progettare insieme un rapporto e mantenerlo perché mancano il passato ed il futuro, anch’essi sintetizzati dal mondo virtuale.

Quindi è questo il mondo in cui viviamo, un mondo basato su immagini, dove quello che conta sono le emozioni forti, la capacità di colpire gli altri mostrando alcuni aspetti di noi a scapito di altri che non colpirebbero abbastanza, che non avrebbero impatto; tutto si decide in un attimo, senza possibilità di revoca, un po’ come il clic del web oppure tutto finisce in revoche continue senza decisioni stabili, un po’ come morire in un videogioco per poi rinascere alla prossima partita.

Forse la nostra cultura occidentale sta perdendo la capacità di creare cose nuove, perché la creazione nasce da un’attimo di intuizione improvvisa poi realizzata con l’impegno e la costanza, qualità che oggi sembrano essere sempre più latitanti.

Fortunatamente resta comunque il concetto che il web, o più in generale il mondo digitale, sono dei mezzi a nostra disposizione e quindi grandi potenzialità se utilizzate con una testa che pensa in modo non unilaterale, capace cioè di perdersi nella rete per catturare idee da trasformare in qualcosa di originale e profondamente sentito.

In ogni caso una domanda sorge spontanea; siamo noi a catturare idee nella rete del web o è piuttosto il web a catturare noi?




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