La musica ci fa provare emozioni, ci fa sognare, ci rappresenta, ci
descrive agli altri, scandisce gli eventi importanti della nostra vita…volenti
o nolenti è sempre presente nelle nostre
giornate.
Ma avete mai provato a chiedervi perché la ascoltiamo tanto volentieri….in
fin dei conti, a cosa ci serve ascoltare musica?
Oppure, avete notato se i vostri
gusti musicali sono cambiati nel tempo?
Ognuno darà la sua personale
risposta, ma alcuni studiosi hanno cercato di individuare delle motivazioni che
fossero universalmente valide, che potessero far comprendere quale è il valore psicologico della musica.
Secondo uno studio pubblicato sul British
Journal of Psychology esistono sei
principali motivazioni all’ascolto di musica:
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Aiuta ad essere
di buon umore: questa è la motivazione più importante, migliora il tono
della giornata, rilassa, entra in risonanza con le emozioni che proviamo. Da uno
studio del 2011 è risultato che l’ascolto di musica positiva dopo aver svolto
male un compito ha permesso ai soggetti di mantenere una maggiore speranza di
poter migliorare rispetto a chi non ha ascoltato musica subito dopo l’esperimento.
-
Serve come
diversivo: in altre parole può riempire momenti vuoti o noiosi, ed è per
questo che durante i viaggi, in particolar modo quelli lunghi o con attese, ci
sentiamo persi senza le cuffiette!
-
Aiuta a gestire
il cattivo umore: per esempio durante i momenti tristi la musica (in questo
caso anch’essa triste) può permetterci di entrare in risonanza con la nostra
emozione e in qualche modo ci aiuta a sentirci meno soli col dolore. Esistono comunque
molti studi che dimostrano quanto l’ascolto di musica rilassante possa aiutare
a diminuire il senso di ansia o panico o addirittura il dolore fisico.
-
Crea rapporti
interpersonali: questa è la funzione principalmente sociale della musica, è
presente in tutti i luoghi di socializzazione, scandisce i nostri incontri con
gli altri….e spesso con il partner, pare infatti (secondo uno studio francese) che
l’ascolto di musica romantica renda più probabile che l’altra persona sia
propensa ad accettare di approfondire un rapporto, magari con un appuntamento a
due.
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Aiuta a definire
la propria identità: ci si identifica con il genere musicale che si ascolta
e, ancora di più, con gli idoli musicali che lo propongono; attraverso la
musica comunichiamo agli altri (ma anche a noi stessi) chi siamo e cosa ci
piace, a cosa sentiamo di appartenere e cosa rifiutiamo.
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Infine sembra
aiuti a conoscere il mondo: a seconda dei vari paesi abbiamo generi
musicali differenti, legati all’identità etnica, ascoltare musica di altri
continenti ci aiuta a capire (per lo stesso principio illustrato al punto
precedente) come è il mondo fuori dalle mura di casa nostra. Inoltre non
bisogna dimenticare che l’evoluzione degli stili musicali nel tempo, la
maggiore presenza di uno rispetto agli altri, ci indica in qualche modo quello
che potremmo definire lo “spirito del tempo”, ossia come si sta muovendo il
mondo intorno a noi.
La musica quindi scandisce le
nostre giornate, ci aiuta a migliorarle, ma scandisce in questo modo anche tutto l’arco della nostra vita; e
mano a mano che si avanza con l’età i
gusti sembrano cambiare, almeno a detta di uno studio del 2013 pubblicato
sul Journal of Personality and Social
Psychology. I ricercatori hanno diviso i generi musicali in 5 categorie;
-Dolce
-Senza pretese
- Sofisticato
- Contemporaneo
- Intenso,
e individuato le preferenze in
base all’età degli ascoltatori.
Durante l’adolescenza, quando l’ascolto di musica appare in genere maggiore,
sembra prevalere la musica “intensa”.
In questa fase della vita la cosa più importante è l’indipendenza e la
formazione della propria individualità, l’ascolto di musica “forte”, aggressiva, che usi suoni distorti, ha una
connotazione di ribellione che è estremamente importante per definire la
differenza dai propri genitori e dalla famiglia di appartenenza.
Arrivati all’età adulta la preferenza per l’intenso lascia il campo alla musica “dolce” caratterizzata da suoni
più soft, ed alla musica “contemporanea”
o elettronica, che indicano un maggiore bisogno di accettazione sociale. In effetti questa è la fase della vita
durante la quale si ricerca la stabilità (sociale ed emotiva), un partner, e
queste forme musicali sono quelle che caratterizzano i luoghi di socializzazione
oppure che favoriscono un rapporto di maggiore intimità con l’altro.
Con la mezza età inizia l’epoca delle sonorità più “sofisticate” e ricercate (maggiore interesse per generi di nicchia
come il jazz o la musica classica) oppure della musica “senza pretese”; sono generi visti come rilassanti, i primi
esprimono maggiormente lo status o la cultura mentre i secondi riflettono l’esperienza
della famiglia, parlano dei sentimenti che tutti possiamo provare.
Questo è quanto dicono gli
studiosi, e voi, vi ritrovate in queste descrizioni??