Quante volte pur avendo ragione si finisce dalla parte del torto? A
volte succede che nonostante le nostre opinioni siano corrette non riusciamo a
difenderle, e questo perchè non riusciamo ad esprimerle nella forma più
adeguata; può capitare che ci arrabbiamo troppo rischiando di passare per
persone impulsive ed aggressive (nonostante, magari, ci
stiamo solo difendendo) oppure ci dimostriamo insicuri, incerti in quello che affermiamo, dando all’altro la
possibilità di dubitare di noi e delle nostre affermazioni.
Per poter esprimersi con sicurezza ci viene in
aiuto quella che gli psicologi chiamano assertività. Già il termine dà qualche spiegazione; dal latino “ad serere”, condurre a sè, e da qui “asserire” ed asserzione, affermazione
di sè, caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità
di esprimere in modo chiaro ed efficace
le proprie emozioni ed opinioni.
Dimostrarsi assertivi significa sviluppare
alcune specifiche competenze tramite
le quali si esprime il comportamento assertivo;
- Innanzitutto
essere capaci di dire No, senza
però svalutare l’altro o rifiutarlo. Questo significa riuscire a superare
la paura di poterlo ferire.
- Saper rischiare e saper
chiedere; in questo
modo ci si dimostra capaci di assumersi le responsabilità delle proprie
richieste e di comunicare agli altri le proprie aspettative anche se
questo può portare ad un conflitto; uno dei modi migliori per imparare a
rischiare in questo senso è fare richieste in maniera diretta, evitando giustificazioni, e poi riflettere
su quali risultati si sono ottenuti per poter eventualmente modificare la
modalità.
- Saper criticare; questo significa passare da
una modalità esclusivamente “giudicante” ad una più “osservante”, giudicare non tanto la persona quanto la
situazione o il comportamento dell’altro ed esprimere il giudizio come una opinione personale piuttosto
che “assoluta”.
- Saper rispondere alle critiche, accettando gli eventuali
errori commessi ed imparando da essi.
- Saper decidere e realizzare
obiettivi concreti, ossia
legati alla consapevolezza dei propri limiti e delle reali potenzialità.
- Saper perseverare, senza perdersi troppo d’animo
se non si è riusciti a realizzare degli obiettivi ma cercando comunque di
migliorarsi per la prossima volta (nel tentativo di migliorare noi stessi
non ci deve “correre dietro” nessuno!).
Queste sono, per così dire, le “evidenze” comportamentali di un “pensare”
assertivo, ossia di un lavoro sui pensieri appunto, che comporta l’abbandono delle convinzioni svalutative
su noi stessi, che spesso sono legate al nostro passato ed a vecchie
esperienze, magari dolorose, dalle quali non riusciamo a separarci. Oltre
all’area comportamentale e cognitiva però va considerata anche quella emotiva;
è fondamentale conoscere cioè le proprie
emozioni, senza giudicarle, perchè solo così facendo perdono il loro carattere “travolgente” e
possono diventare gestibili.
In sintesi si potrebbe dire che al fondo
dell’assertività si cela la consapevolezza
di sè, innanzitutto del proprio stile
comunicativo, sia esso aggressivo o anassertivo-passivo, che va accettato
(come vanno accettate le esperienze passate alla base dei pensieri svalutativi
di cui sopra). Ancora è importante lavorare sulla consapevolezza di quella che
Jung chiamava Ombra, ossia tutto ciò
che non ci piace di noi stessi, che non vorremmo vedere o che abbiamo rimosso nell’inconscio; in questo modo ci sentiremo
liberi di dare maggiore spazio ai nostri
bisogni ma anche ai nostri sogni,
ai pregi come ai difetti, dando voce
alla paura, alla rabbia e ad ogni altro desiderio che non abbiamo il
coraggio di pensare.
Fatto questo diventa possibile agire il cambiamento, provando a
modificare concretamente i nostri comportamenti assumendoci con coraggio le rispettive
responsabilità, iniziando da
modifiche in quelle aree della nostra esperienza che ci garantiscano un buon
margine di successo, per poi muoverci gradualmente verso aree più “rischiose”.
Per ultimo, ma probabilmente è l’elemento più
importante, non bisogna dimenticare che l’assertività
è il mondo della libertà di scelta e questo significa che non è possibile
nè utile essere sempre assertivi, perchè si finirebbe in un corpo a corpo con
le pulsioni e gli istinti più profondi da cui non si può uscire vincitori usando la razionalità; quindi è
necessario dare spazio a tutto ciò che di irrazionale alberga in noi potendo
però decidere come, quanto e quando esprimerlo….e questo vuol dire decidere come, quanto e quando essere
assertivi e quando invece dare spazio a quel briciolo di follia che alberga
in tutti noi e che sta alla base della creatività.