sabato 10 novembre 2012

Aggressività vs Assertività (1): 3 stili comunicativi


Nei media l’aggressità “fa audience” e questo significa che in qualche modo ci affascina, forse perchè in questo modo vediamo e ascoltiamo un modello comunicativo che nella vita di tutti i giorni non ci permetteremmo di attuare pur magari desiderandolo.  Ma alla fine questo modello non è l’unico, la psicologia ci dice infatti che esistono anche il modello anassertivo (più passivo) e quello assertivo (il più efficace tra i tre).

Si! L’aggressività in TV ci piace, ci piace vederla, ci piace ascoltarla, e questo nonostante tendiamo a considerare sgradevoli le persone che la utilizzano per far valere il proprio punto di vista, ma perchè?
Innanzitutto perchè le persone aggressive appaiono “vincenti” rispetto ad altri, nonostante spesso si muovano sul filo della prevaricazione; secondariamente perchè ci permettono di proiettare i nostri stessi desideri di vittoria o di prevaricazione.
In effetti l’aggressività è un retaggio della specie, propria cioè dei nostri progenitori che vivevano nelle caverne e che proprio grazie ad essa si procuravano il cibo o difendevano il clan. Quindi in sè per sè non ha nulla di particolarmente deplorevole, la differenza con quanto accade oggi è che queste necessità primarie (fortunatamente) sono meno impellenti; almeno nel nostro mondo occidentale non dobbiamo (quasi più ) lottare per mangiare  o per difendere la nostra vita o quella dei familiari. La conseguenza di questo è che spesso tutta questa aggressività appare fuori luogo.
Nonostante ciò ci troviamo comunque molto spesso a dover difendere una nostra opinione oppure una nostra idea, vuoi che sia un progetto o un modo di essere; è proprio in questi casi che ci piacerebbe riuscire ad imporci ma a volte non ci riusciamo (per paura di perdere una relazione o magari il lavoro) e tendiamo ad assumere un comportamento che gli psicologi chiamano “anassertivo” ossia passivo, in sintesi tendiamo per buona pace a trascurare i nostri bisogni di fronte a quelli altrui.
Fino a qui ci stiamo confrontando con una dinamica del tipo “vittima-carnefice”; ma allora com’è che riusciamo a non annullarci l’un l’altro? Questo è possibile perchè esiste anche una terza via, che è quella dell’assertività, ossia la capacità di esprimere se stessi e le proprie opinioni senza prevaricare gli altri; per capire meglio può essere utile mettere a confronto gli “stili comunicativi” che emergono da queste tre tipologie di comportamenti.
  • Lo stile aggressivo si caratterizza per comportamenti improntati al dominio ed alla prevaricazione degli altri senza tenere conto di quello che pensano o provano; il risultato è che l’altro finisce per “chiudersi” e comportarsi passivamente  oppure, viceversa, che reagisca a sua volta aggressivamente generando una spirale di violenza. In realtà la persona aggressiva non è realmente forte o sicura di sè, tutt’altro, è in realtà incerta ed ha una inconscia percezione di debolezza; si potrebbe dire che aggredisce per non essere aggredita spesso per evitare di provare paura.
  • All’opposto abbiamo lo stile anassertivo, che si manifesta con comportamenti passivi ed inibiti e con la tendenza a non esprimere il proprio punto di vista per non inimicarsi gli altri. In genere questo è un modo per non perdere delle relazioni importanti e per evitare che venga ferita la propria autostima. Il rischio è che si può soffrire molto, diventando ipersensibili alle critiche fino a non riuscire a reggere neanche battute del tutto innocue. Spesso queste persone stabiliscono dei rapporti di dipendenza dagli altri, e per non perderli tendono a compiacerli non esprimendo le proprie opinioni.
  • La terza via è appunto quella dello stile “assertivo”, che invece si caratterizza per la capacità di esprimere i propri desideri ed i propri punti di vista mantenedo comunque il rispetto per gli altri e per i loro desideri e diritti; in questo senso la persona assertiva è disposta a negoziare senza rinunciare a farsi valere, magari aspettando un momento migliore per esprimersi senza però trascurare di far valere, anche se in un momento diverso, la propria opinione.
Da quanto esposto si evince che lo stile di comunicazione assertivo sarebbe quello migliore dei tre….ma è anche vero che non è sempre semplice da applicare, si basa infatti su dei prerequisiti a loro volta abbastanza impegnativi:
  • Stima di sè, ossia la capacità di credere nel proprio valore in maniera obiettiva, senza idealizzazione, che vuol dire basarlo su ciò che si è piuttosto che su ciò che si riesce a realizzare o ciò che si “fantastica” di realizzare, significa saper vivere nel presente e giudicare non tanto le persone quanto le situazioni;
  • Consapevolezza di sè, ossia la capacità di ascoltare le proprie emozioni, i propri desideri, e di accettarsi nei propri difetti pur cercando di migliorarsi;
  • Sentimento del potere a somma variabile, ossia la capacità di apprezzare il valore altrui nel momento in cui si è in conflitto, di accettare le opinioni dell’altro pur non condividendole; vuol dire riconoscere i conflitti sforzandosi di collaborare piuttosto che vincere;
  • Saper comunicare ed esprimere le proprie emozioni ed i propri sentimenti, senza per questo sentirsi più deboli bensì liberi di esprimere la propria autenticità.
Detto questo l’assertività non è semplice da applicare, ed in effetti non ci riusciamo sempre, e questo è anche un bene; non bisogna pensare che assertività sia sinonimo di perfezione, è anzi vero il contrario, è accettazione della proprio umanità, delle proprie debolezze e dei propri difetti, anzi si può dire che senza questi non esisterebbe proprio, esisterebbe solo l’onnipotenza.
Essere assertivi significa in fondo sentirsi liberi di essere se stessi nella propria autenticità, significa poter sbagliare ma anche (e soprattutto) trovare il modo per ammetterlo per poi cercare di riparare all’errore; allora si può anche essere aggressivi a volte, altre si può chinare il capo, magari per non far del male agli altri, senza perdere però di vista i propri valori profondi e cercando di applicare il più possibile il rispetto per gli altrui diritti………continua...

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