mercoledì 15 maggio 2013

Superstizione e gioco d'azzardo patologico

Il gioco d’azzardo patologico, o Gambling, si sta connotando come una vera e propria “piaga” della nostra società, che porta agli onori della cronaca storie di vite e famiglie distrutte tanto economicamente che moralmente, quando non storie di suicidi. Tra le varie componenti di questa nuova dipendenza un articolo di Psychology Today analizza l’aspetto legato alla superstizione ed alle credenze magiche. La componente “magica” non riguarda solo i “pivelli” del gioco d’azzardo ma anche i più abili e competenti tra di essi. Indicata come una fede nella magia, la superstizione può coprire molti ambiti tra i quali la credenza in azioni fortunate o sfortunate, nella simbologia dei numeri,  nell’astrologia, l’occulto, il paranormale fino ai fantasmi. Quando si tratta di gioco d’azzardo l’ambito in cui si esprime la componente superstiziosa è la credenza che una data azione possa portare fortuna o sfortuna, nel momento in cui non ci sono motivi razionali o generalmente accettabili per l’eventuale buona riuscita del gioco.
Le ricerche indicano che circa un terzo di noi è superstizioso e che la maggior parte della gente tende ad avere quelle che sono chiamate mezze-superstizioni. Si tratta di persone in genere razionali ma che in situazioni di incertezza, di stress o di bisogno di aiuto cercano di riprendere il controllo personale sugli eventi tramite la superstizione, ossia cercando di controllare il caso; questo è quello che spesso accade nel gioco d’azzardo. Non è quindi casuale che l’aumento del gioco d’azzardo patologico avvenga proprio in questo momento storico, un periodo di incertezza e di crisi, tanto economica quanto sociale, e non è forse un caso che l’Italia risulta essere uno dei paesi europei con la maggior quantità di casi di Gambling.
Lo psicologo Tedesco Willelm Wagenaar ipotizza che, quando le cause di qualcosa appaiono sconosciute, i giocatori attribuiscono gli eventi a cause astratte come fortuna o possibilità casuali; sulla stessa scia altri studiosi suggeriscono che la fortuna può essere immaginata come caratteristica di una persona mentre la possibilità casuale è vista come un evento non controllabile, casuale appunto. Riguardo ai giocatori patologici pare che la causa maggiormente addotta per le eventuali vincite sia il controllo sulla loro stessa fortuna, ossia su una caratteristica propria.
Nella realtà di studi sulla superstizione nel gioco d’azzardo ce ne sono pochi. Uno di essi, effettuato dalla Nottingham Trent Universty, ha individuato che i giocatori che spendono di più sono quelli che hanno più credenze superstiziose come quella avere un amico fortunate da portare con sè, credere nella “serata fortunate” o nella positività o negatività di alcuni specifici numeri.
Se da un lato si manifesta il bisogno di controllare gli eventi, dall’altro è però sempre presente anche la componente eccitatoria,  perchè i giocatori nel momento in cui giocano riferiscono di provare maggior divertimento ed eccitazione quando tirano in ballo queste credenze (è eccitante dire “questa è la mia serata fortunata” piuttosto che “questo è il mio numero (o posto) fortunato”).
In via generale questi studi individuano 2 elementi caratteristici del Gambling: da un lato c’è il bisogno di accedere a stati di eccitazione, il brivido del gioco, il bisogno di vivere esperienze intense che scopre un livello di attivazione piuttosto alto; in sintesi il fatto che alcune persone più di altre hanno bisogno di esperienze forti per provare uno stato di benessere adeguato e soddisfacente; dall’altro la necessita di una autocura; l’esistenza di uno stato di stress o malessere che si cerca di controllare simbolicamente tramite il controllo della fortuna al gioco.
Appare paradossale ma sembra che proprio nel momento in cui si sente di perdere il controllo sulla propria esistenza ci si rivolga a ciò che c’è di meno controllabile nella vita, la fortuna.
A tratti questo tipo di dinamica pare ricordare quello che secondo la psicanalisi è il rapporto tra la coscienza e l’inconscio, l’eterno tentativo dell’Io di controllare l’ignoto. Questa però, inserita nel disagio che il Gambling comporta, si configura come una dinamica profondamente individualistica e, visti i risultati, inutile; giocare d’azzardo per risolvere i propri problemi è come volere a tutti i costi cavarsela da sè, affrontare uno sforzo titanico che porta al fallimento, perchè cercare di controllare gli eventi della vita e le sue strane giravolte da soli è come combattere contro i famosi mulini a vento di Don Chisciotte. In questo caso l’attuale visione solipsistica della nostra cultura non aiuta, non è infatti una incorporea dea bendata che potrà risolverci i problemi ma bensì le persone in carne, ossa e sentimenti che ci stanno vicine tutti i giorni.

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